Avete mai sentito parlare dei lattobacilli? I lattobacilli sono batteri benefici che popolano in modo naturale il tratto gastrointestinale e, nel caso della donna, anche la flora vaginale.
Insieme ad altri batteri formano il microbioma, ovvero l’insieme dei microrganismi che convivono all’interno dell’organismo senza danneggiarlo ma, anzi, svolgendo funzioni importanti come quella di trasformare il glucosio in acido lattico, un processo di fermentazione che ha effetti positivi per la salute dell’individuo.
Noti anche come probiotici (dal greco pro-bios, cioè “a favore della vita”), i lattobacilli rivestono un ruolo fondamentale, dunque, per il corpo umano: scopriamo insieme come e perché.
Cosa sono i lattobacilli?
I lattobacilli (dal termine scientifico latino lactobacilli) sono batteri che possiamo tranquillamente definire amici della salute e del benessere umano, tanto che particolari lattobacilli vengono addirittura impiegati come probiotici in integratori, prodotti dietetici e perfino in preparati medici e specialità farmacologiche, laddove il termine “probiotico” indica tutti quei microrganismi di origine umana che, assunti in quantità adeguata attraverso una corretta alimentazione, determinati alimenti o, appunto, integratori, riescono ad arrivare vivi e attivi fino all’intestino, colonizzandolo ed esercitando un’azione positiva e benefica sullo sviluppo della microflora intestinale e più in generale sul mantenimento della salute dell’individuo e delle sue difese immunitarie.
Come assicurarsi della presenza di lattobacilli nell’organismo? È importante avere una microflora intestinale in pieno regime di salute, al suo interno avviene la digestione e l’assimilazione dei cibi. I probiotici diventano fondamentali per il quotidiano mantenimento di una flora intestinale in salute. In natura ne esistono almeno 60 specie e da soli costituiscono la gran parte del gruppo di batteri lattici, così chiamati dal momento che la quasi totalità dei loro membri riesce a convertire il lattosio e altri zuccheri in acido lattico attraverso un processo definito “fermentazione lattica”.
I lattobacilli sono molto comuni e di solito non sono patogeni, il che significa che non hanno la capacità di indurre condizioni di malattia all’interno dell’organismo che li ospita. Negli esseri umani li troviamo presenti nel tratto gastrointestinale e in quello vaginale, mostrandosi simbiotici e andando a costituire una piccola ma significativa parte del microbiota umano.
I lattobacilli producono soprattutto acido lattico per fermentazione degli zuccheri, portando a una riduzione del pH dell’ambiente in cui crescono, ma anche anidride carbonica, etanolo e altri composti secondari. L’acidificazione del loro ambiente inibisce la crescita di alcuni microrganismi e agenti patogeni, importante funzione che ha un riscontro fondamentale soprattutto nella vagina, dove il Lactobacillus, costituendo il 97-98% della normale flora microbica, riesce a evitare la proliferazione di altri microrganismi dannosi e a mantenere il pH su valori ottimali che si aggirano attorno al 5.
Quando insorge lo sviluppo di microrganismi negativi e di conseguenza si verificano infezioni come la candida è perché, a causa di un’alimentazione scorretta o di terapie antibiotiche, le colonie di lattobacilli muoiono e il micete della candida, che costituisce il 2%-3% della flora normale, prolifera in modo eccessivo.
Dove si trovano i lattobacilli?
I lattobacilli abbondano soprattutto all’interno dell’intestino umano, dove riescono a riprodursi e a sopravvivere nonostante l’acidità dello stomaco e la presenza della bile. Il nostro organismo ne ha un estremo bisogno per preservare la composizione della flora batterica e mantenersi in salute, ed è per questo motivo che i probiotici si rivelano fondamentali per l’equilibrio del sistema immunitario, favorendo la protezione da allergie, intolleranze alimentari, infiammazioni e malattie autoimmuni. Nelle donne l’importanza dei lattobacilli raddoppia dato che questi probiotici costituiscono un prezioso baluardo contro le infezioni vaginali, localizzandosi appunto, in particolar modo del periodo fertile, a livello della vagina.
Sebbene si modifichi in base a fattori specifici come l’età, lo stato ormonale, l’attività sessuale e le condizioni di salute generali della donna, una flora vaginale sana è costituita prevalentemente da lattobacilli (detti anche bacilli di Doderlein dal nome del ricercatore che li ha scoperti), che regolano la crescita della restante flora batterica e ostacolano la colonizzazione di germi ostili, come lo streptococcus, all’interno della vagina.
Queste funzioni sono dovute alla loro capacità di occupare le possibili sedi di adesione degli altri microrganismi, acidificare l’ambiente vaginale grazie al loro metabolismo (portandolo ad un pH di 4-5), assimilando il glicogeno, producendo acido lattico e sintetizzando il perossido di idrogeno (comunemente conosciuto come acqua ossigenata), una molecola dotata di azione battericida diretta e indiretta dal momento che stimola anche l’attività dei globuli bianchi.
Per un sistema immunitario funzionale diventa fondamentale l’utilizzo di probiotici, da poter introdurre direttamente nella zona interessata attraverso ovuli probiotici. C’è da prestare eventuale attenzione in caso di rapporti sessuali, poiché gli ovuli probiotici possono rendere inefficace l’utilizzo di anticoncezionali come la pillola.
L’azione dei lattobacilli, per quanto importante, da sola non basta a fare da barriera ai batteri dannosi e per mantenere in equilibrio la flora vaginale è necessario avere cura della quotidiana igiene intima (magari utilizzando un sapone a pH fisiologico e limitando l’uso di lavande interne o deodoranti vaginali) ed evitare di indossare biancheria sintetica, prediligendo invece il cotone, e pantaloni troppo stretti che, trattenendo calore e umidità, possono portare al proliferare di microrganismi dannosi.
Si consiglia anche di cambiare spesso i salvaslip e gli assorbenti durante il ciclo mestruale, cercando invece di evitarli negli altri giorni, e di usare sempre il preservativo durante i rapporti sessuali, soprattutto quelli occasionali, che possono causare infezioni trattabili solo dopo la diagnosi di un medico, con una terapia farmacologica da estendere anche al proprio partner.
È bene anche evitare di tenere addosso per lungo tempo il costume da bagno umido e di utilizzare asciugamani e biancheria intima in comune con altre persone, ma è soprattutto una buona abitudine seguire una dieta equilibrata e sana che implichi, tra le altre cose, un ridotto consumo di dolci e zuccheri semplici a fronte di un’ampia assunzione di prodotti fermentati (come lo yogurt) e la pratica di una regolare attività fisica.
Tra le varie attività che una donna può realizzare è fortemente consigliato il pilates. In questa peculiare disciplina olistica sarà possibile effettuare esercizi relativi alla parte interessata, che permetteranno alla donna di avere una maggiore consapevolezza del proprio corpo e di parti molto spesso poco conosciute. Verranno eseguiti esercizi mirati attraverso la postura del proprio corpo che andranno a muovere muscoli e zone particolari.
Tuttavia, in alcuni periodi della vita di una donna la disponibilità di glicogeno diminuisce e questo limita anche la proliferazione dei lattobacilli, portando così a un aumento del valore del pH vaginale e con esso anche la suscettibilità alle infezioni da agenti patogeni, soprattutto di origine intestinale: in questi casi diventa ancora più importante assumere probiotici attraverso gli alimenti o gli integratori.
I probiotici, rappresentati principalmente dai fermenti lattici, si trovano naturalmente in alcuni cibi fermentati, come lo yogurt: la buona abitudine di mangiare uno yogurt a colazione e, perché no, anche a merenda, aiuta a preservare l’equilibrio della flora batterica intestinale. Meglio sceglierne uno intero e realizzato con ingredienti il più possibile naturali, come il cremoso Yogurt Zymil Bianco, povero di grassi ma ricco di gusto e altamente digeribile perché senza lattosio.
Esistono poi altre preziose fonti di probiotici, come:
- il kefir (un latte fermentato simile allo yogurt);
- i cetriolini fermentati;
- il tè kombucha;
- il miso (una pasta simile ai dadi da brodo ma derivata dalla soia);
- le prugne umeboshi (che sono in realtà albicocche);
- un mix di verdure chiamato kimchi;
- il tempeh (un alimento ottenuto dai semi di soia gialla);
- l’amasake (un dolcificante giapponese derivato dalla fermentazione del riso) e
- il rejuvelac (una bevanda ottenuta dalla fermentazione di alcuni cereali), quasi tutti alimenti esotici ma generalmente in vendita nei negozi di cibi naturali.
Sono cibi fermentati anche molti formaggi freschi, come la ricotta con colture lattiche vive, e i prodotti da forno. Durante la lievitazione del pane, infatti, intervengono, oltre al lievito, alcuni batteri lattici che aiutano a mantenere sana e varia la flora batterica, e la pasta madre in particolare ne contiene, rispetto al lievito di birra, una più ampia varietà.
In commercio è possibile trovare diversi prodotti da forno ottenuti con il lievito madre ma, se avete tempo, potete imparare e preparare in casa la ricetta della pasta madre e utilizzarla per fare il pane, la pizza o magari delle sfiziose focaccine ai semi con yogurt greco.
Molto utilizzato è il lievito di birra, per creare pietanze particolari ma anche per essere assunto come probiotico naturale in forma di pane o pizza. Nei paesi arabi si tende a realizzare una specie di piadina con l’aggiunta di yogurt o di kefir, molto apprezzata e adatta per l’assunzione di probiotici naturali.
Anche i crauti, il risultato della fermentazione del cavolo cappuccio, sono pieni di probiotici, oltre a costituire un alimento ottimo e poco calorico, ricco di fibre e con un buon quantitativo di vitamina C. Meglio però non abbinarli, come vuole la tradizione, ai würstel, cercando piuttosto di prediligere un accompagnamento a base di legumi o verdure, come un originale e salutare burger di quinoa e patata dolce.
Preparare i crauti in casa è facile e vi occorreranno come unici ingredienti il cavolo cappuccio, il sale e l’acqua, ma è importante non sottoporli a cottura per non privarli degli enzimi benefici di cui si sono arricchiti durante la fermentazione naturale. Quando l’organismo ha un bisogno maggiore di probiotici si può invece ricorrere a degli appositi integratori che, tuttavia, vanno selezionati con attenzione, in base al soggetto interessato e al problema che richiede un supplemento, motivo per cui vi consigliamo di farvi aiutare da uno specialista che vi darà consigli su quale scegliere tra i molti disponibili presenti in ogni farmacia.
A cosa servono i lattobacilli in relazione all'intolleranza al lattosio?
Nonostante la flora batterica intestinale costituisca una sorta di impronta digitale e sia dunque più o meno variabile da persona a persona in relazione al suo stato di salute, alla dieta seguita e all’eventuale utilizzo di farmaci, il ruolo fondamentale dei lattobacilli non solo è ampiamente riconosciuto, ma anche oggetto di un’intensa attività di ricerca che li studia allo scopo di impiegarli largamente in preparati probiotici ad uso alimentare.
Il campo terapeutico in cui vengono utilizzati maggiormente è quello delle infezioni intestinali, in particolar modo le gastroenteriti, prevedendo il ripristino di una microflora amica in seguito, spesso, a trattamenti antibiotici prolungati, ma anche quello che studia cause e rimedi per l’intolleranza al latte, o meglio al lattosio. Buona parte di questi microrganismi possiede, infatti, la capacità di fermentare il principale disaccaride del latte ed altri zuccheri, producendo, tra gli altri acidi, soprattutto l’acido lattico.
Ecco perché alcuni lattobacilli vengono impiegati in larga misura dall’industria lattiero casearia, dove risultano fondamentali per la coagulazione acida delle proteine, che sta alla base della produzione dei formaggi e degli yogurt, alimenti, soprattutto questi ultimi, ricchi di proprietà nutrizionali benefiche. Lo yogurt è uno degli alimenti più ricchi di probiotici, ne esistono alcune confezioni che ne prevedono un numero maggiore. Si tratta di yogurt particolari con etichette dove si annuncia un quantitativo di probiotici che possono aiutare il ripristino della flora intestinale.
Il Lactobacillus acidophiluso lattobacillo, in particolare, è un batterio probiotico intestinale in grado di produrre acido lattico a partire dal glucosio per mezzo di una reazione di fermentazione, processo da cui deriva anche il suo nome di “amante dell’acido”.
Questo batterio, a differenza di molti altri che sono invece acido-sensibili, è in grado di superare indenne l’ambiente acido dello stomaco e l’azione emulsionante degli acidi biliari nel piccolo intestino per giungere a livello del colon del tutto immodificato, svolgendo al tempo stesso funzioni importanti come l’assimilazione e la produzione delle vitamine del gruppo B (come l’acido folico), quella di sostanze antibiotiche naturali (come l’acidofilina, che inibisce la proliferazione di ben 23 specie di microrganismi produttori di tossine) e soprattutto la scissione del lattosio da parte dell’enzima lattasi da essi stessi prodotto.
La sua capacità di produrre enzimi che favoriscono il processo di digestione, come l’enzima lattasi che aiuta la demolizione dello zucchero complesso lattosio, fa definire questo e altri probiotici come “supplementi alimentari microbici vivi”, ovvero batteri che influenzano favorevolmente la salute dell’organismo ospite migliorandone l’equilibrio microbico intestinale.
La comunità batterica che risiede nel tratto intestinale umano ha un fondamentale impatto sulle funzionalità gastrointestinali e in generale sulla salute del corpo che la ospita, ma spesso condizioni avverse come la diarrea, lo stress o l’intolleranza al lattosio, appunto, possono portare all’alterazione dell’intestino e quindi dell’integrità della sua flora batterica. Per poter ristabilire il proprio intestino si consiglia l’assunzione di probiotici che aiutano alla rigenerazione della flora batterica. Altrimenti è possibile assumerli attraverso dello yogurt o del kefir.
La perdita quantitativa del normale microbiota ha effetti negativi sul benessere dei soggetti che la subiscono e spesso può essere associata a un’aumentata suscettibilità nei confronti delle infezioni batteriche, condizione che porta a problemi associati alla fluttuazione della microflora.
Per migliorare questa situazione e ripristinare la salute dei pazienti in questione, si rivela opportuna e talvolta necessaria la somministrazione per via orale di probiotici, generalmente appartenenti ai generi Bifidobacterium e Lactobacillus.
I probiotici presentano, infatti, un’elevata attività beta-galattosidasica che consente la conversione dello zucchero complesso lattosio, presente nel latte e in molti suoi derivati, negli zuccheri semplici da cui è composto, ovvero il glucosio e il galattosio, motivo per cui il loro utilizzo può alleviare in modo più che valido i tipici e spiacevoli sintomi di un’intolleranza al lattosio, oltre a stimolare l’immunità intestinale, a prevenire la colonizzazione di batteri patogeni e a favorire la diminuzione dei livelli di colesterolo cattivo nel siero, la riduzione delle reazioni infiammatorie e quella delle allergie alimentari.
Alcune ricerche cliniche hanno dimostrato come molte persone risultate intolleranti al lattosio in seguito al Breath Test, abbiano manifestato, dopo aver assunto probiotici, una significativa riduzione di tutti i sintomi provocati dalla loro intolleranza alimentare, così come il fatto che l’utilizzo di latte fermentato, frutto di un complesso processo di fermentazione operato da microrganismi diversi a partire da latte vaccino, ovino o caprino, sia ben tollerato dai soggetti intolleranti che, invece, non sopportano il latte tradizionale.
Le sostanze e i prodotti fermentati, infatti, transitano più lentamente all’interno dell’apparato digerente, consentendo alla lattasi intestinale, presente a bassi livelli nei soggetti intolleranti, un maggior tempo di azione. Questo rallentamento, inoltre, favorisce l’aumento di possibilità di idrolisi, ovvero di scissione del lattosio da parte delle beta-galattosidasi batteriche diminuendo, di conseguenza, il rischio di una reazione intollerante da scarsa assimilazione e digestione del lattosio.
L’assunzione di probiotici che aiutino ad allievare i sintomi negativi dell’intolleranza al lattosio, dunque, è assolutamente consigliata per tutti i soggetti che soffrono di questo disturbo alimentare e in particolar modo per chi, nonostante abbia iniziato a seguire una dieta delattosizzata o a basso contenuto di lattosio, continui a conservare anche solo in parte la sintomatologia tipica dell’intolleranza, cosa che può accadere a volte fino a due anni dopo l’inizio della dieta.
Il Lactobacillus acidophilus è stato per anni oggetto di numerosi studi che ne hanno dimostrato l’importante funzione nel prevenire la comparsa di infezioni cutanee e altre come la candida e l’herpes, oltre al ruolo fondamentale nella regolazione del colesterolo nel sangue.
Le infezioni cutanee vengono spesse curate con l’assunzione di probiotici, oppure attraverso impacchi realizzati in casa con lo yogurt. Su alcune irritazioni cutanee, del semplice yogurt bianco prelevato dal frigorifero regalerà sollievo e provvederà a lenire la parte interessata. Questo batterio probiotico si rivela capace di produrre piccole quantità di antibiotici che sono efficaci per ridimensionare ma anche per inibire la crescita di altri batteri, buoni o cattivi che siano, presenti all’interno dello spazio intestinale.
L’uomo viene in contatto per la prima volta con questo batterio grazie all’assunzione di latte materno che ne è estremamente ricco, consentendogli di penetrare all’interno dell’organismo, di aderire alle pareti intestinali, di proliferare e di colonizzare l’intestino crasso, in particolar modo il colon.
Da questo momento in poi il Lactobacillus acidophilus terrà sotto controllo tutte le specie di batteri che verranno accidentalmente in contatto con il corpo che lo ospita, combattendo insieme agli altri probiotici contro l’invasione di eventuali ceppi batterici patogeni: l’utilità di questo batterio sta proprio nel fatto che si caratterizza come il principale probiotico autoctono dell’intestino, svolgendo un’azione protettiva che inibisce la crescita batterica e fungina di infezioni di vario tipo.
Purtroppo i processi di sterilizzazione del latte vaccino, come la pastorizzazione, abbattono il 100% della carica batterica del Lactobacillus acidophilus, poiché questo batterio è fortemente termo-sensibile, ma negli ultimi anni molte industrie produttrici hanno cominciato ad aggiungere tale probiotico alle loro preparazioni in una fase successiva, in modo tale da apportare il massimo beneficio al consumatore finale. È possibile trovarlo, ad ogni modo, anche all’interno degli yogurt, nei drink probiotici, nel kefir e negli integratori alimentari a base di fermenti lattici vivi.
Esistono controindicazioni o avvertenze per l'assunzione dei lattobacilli?
Le possibili applicazioni terapeutiche e di prevenzione salutistica in cui potrebbero essere usati positivamente i lattobacilli sono, come abbiamo visto, numerose e varie, data la presenza in letteratura medica di un’ampia mole di studi che però purtroppo, in molti casi, presentano risultati talvolta discordanti e per questo ancora preliminari.
I lattobacilli, infatti, potrebbero essere utili nel trattamento per prevenire e curare, soprattutto in veste di coadiuvanti, i fenomeni allergici, le infezioni delle vie urinarie, la vaginosi batterica, le patologie infiammatorie intestinali, la stitichezza, l’ipercolesterolemia e perfino il cancro al colon. Tuttavia possono insorgere condizioni fisiche naturali o provocate magari dall’assunzione di un farmaco specifico, capaci di compromettere le normali funzioni dei lattobacilli.
L’utilizzo di antibiotici e di farmaci immunosoppressori, ad esempio, può uccidere i lattobacilli naturalmente presenti nell’organismo ma anche ridurre l’efficacia di un trattamento a base di questi batteri. Le terapie a base di lattobacilli sono considerate sicure, in genere, ma è sempre bene consultare il proprio medico prima di iniziarne una in modo autonomo, soprattutto in periodi particolarmente delicati come la gravidanza, l’allattamento o in caso di indebolimento del sistema immunitario e di sindrome dell’intestino corto, infine in caso di obesità o infezioni come la candidosi e altre alterazioni o inibizioni del microbiota vaginale, ossia situazioni in cui l’assunzione di probiotici potrebbe originare effetti collaterali spiacevoli come le infezioni intestinali, le allergie, le emicranie e l’irritabilità.
È importante spiegare al proprio medico curante tutti i sintomi che il vostro organismo vi manifesta. Una corretta diagnosi sarà possibile solo in seguito a un vostro racconto dettagliato di dolori e sintomi ed eventuali esami successivi. Dopodiché il vostro medico provvederà a prescrivervi una cura o a mantenere quella che avrete già iniziato. Sicuramente una buona dose di probiotici vi aiuterà a ripristinare una flora intestinale che ha subito vari problemi e irritazioni.
La ginecologia individua poi varie situazioni di cambiamento ormonale femminile, come ad esempio l’uso della pillola anticoncezionale, la gravidanza e la menopausa, che sono tipiche di alcune fasi della vita della donna ma che rappresentano fattori di rischio per l’insorgere delle infezioni vaginali. In gravidanza, ad esempio, con l’aumento degli estrogeni e del progesterone, si innalza inevitabilmente anche la quantità di glicogeno all’interno delle cellule della vagina: tale concentrazione di zucchero rappresenta un terreno particolarmente favorevole per lo sviluppo dei germi, spesso nocivi, motivo per cui durante la gestazione è ancora più importante curare le infezioni in modo tempestivo per scongiurare il rischio di un parto prematuro.
I batteri e i virus, infatti, passando dalla vagina all’utero, possono arrivare a infettare il liquido amniotico provocando di conseguenza la rottura anticipata delle acque della placenta, con complicazioni che possono diventare serie non solo per le madri ma anche per i bambini al momento della nascita. Dopo la menopausa, invece, la causa che favorisce un maggiore insorgere delle infezioni è la diminuzione della mucosa vaginale, problema dovuto alla carenza di estrogeni con il conseguente assottigliamento delle pareti, la scomparsa dei lattobacilli e un pH inevitabilmente più elevato.
In questi casi diventa necessario rivolgersi al ginecologo o al medico di famiglia per mettere a punto una dieta adeguata per la giusta nutrizione, la quantità necessaria di prodotti lattiero-caseari e vegetali, e una terapia mirata capace di ripristinare la flora batterica vaginale attraverso l’assunzione di determinati alimenti e, eventualmente, anche degli integratori più indicati.